Virus Ebola e Marburg. Parte la produzione dei vaccini

(Articolo tratto da rainews.it)

Se c’è un riflesso positivo provocato dalla pandemia Covid19, questo è il cambio di coscienza, e di passo, con cui i governi guardano alla ricerca scientifica sui virus. Nei piani di emergenza, tutti i paesi stanno destinando risorse importanti in questa direzione. In particolare contro Ebola, uno dei più letali virus conosciuti, finora rimasto confinato in alcune regioni africane solo perché la sua febbre emorragica colpisce in modo così violento e veloce da impedire ai malati qualsiasi spostamento: nella Repubblica Democratica del Congo il ceppo ebola zaire, correlato a Ebola Sudan, ha ucciso il 65% dei 3462 contagiati, spingendo l’Oms a dichiarare una emergenza internazionale.

A settembre dello scorso anno la francese Sabin Vaccine e l’Autorithy americana per la ricerca biomedica (Barda), controllata dal Dipartimento della Salute, hanno stretto un accordo da 128 milioni di dollari per sviluppare un vaccino efficace contro Ebola Sudan e Marburg, altro virus, diffuso anche questo in Africa, caratterizzato da una febbre emorragica che uccide la metà dei contagiati.

Dopo i venti milioni iniziali, altri venti milioni di dollari sono stati erogati in questi giorni per avviare gli studi clinici di “fase 2”, cioè mettere in produzione il vaccino e avviare studi pilota su efficacia clinica e immunogenicità .

Tra i protagonisti del programma c’è l’italiana Reithera di Castel Romano, nel Lazio, la stessa azienda che ha annunciato di aver messo a punto un vaccino anti Covid19, già testato con successo sui topi e prossimo alla sperimentazione sull’uomo.

Non è un caso: Reithera è infatti specializzata nello sviluppo e produzione di vaccini basati su vettori adenovirali, come epatite C, malaria, Hiv, virus che compromettono l’efficienza respiratoria (Rsv).

“Ad oggi la domanda non è più ‘se’, ma ‘quando’ si svilupperà la prossima epidemia letale. In un momento storico in cui la salute e la sicurezza globali sono minacciate dal nuovo coronavirus, non possiamo che essere riconoscenti alla lungimiranza di Barda nell’investire in programmi come il nostro per essere pronti a fronteggiare future pandemie”, commenta Amy Finan, chief executive di Sabin, che spiega il coinvolgimento di Reithera con la grande capacità che i suoi laboratori vantano nel settore.

Stefano Colloca, responsabile per lo sviluppo tecnologico di della società italiana, sottolinea: “il nostro team vanta venti anni di esperienza nello sviluppo di piattaforme per vaccini adenovirali contro malattie gravi. La nostra tecnologia è adatta a indurre in modo rapido e sicuro l’immunità protettiva prima e durante l’epidemia”.

I vaccini che Reithera produrrà contro ebola sono stati brevettati dalla GlaxoSmithKline su piattaforma ChAd3 (cioè adenovirus derivati dagli scimpanzè), sviluppati dai ricercatori di Reithera in collaborazione con il National Institute of Health americano. All’epoca l’azienda italiana si chiamava Okairos e fu acquisita dal gruppo Gsk, nel 2013. L’anno successivo è tornata interamente italiana, con il nome ReiThera.

Nel 2019 Gsk ha concesso a Sabin la licenza esclusiva della tecnologia. E ora il governo americano, dopo aver opzionato e avviato il progetto, sta accelerando i finanziamenti per portarlo rapidamente a conclusione.

Il prossimo passo riguarderà studi da svolgere negli Stati Uniti e in Africa, e richiederà un ulteriore investimento di 87,5 milioni di dollari. L’obiettivo è di spingere sui tempi, recuperando il tempo perduto e investendo risorse pubbliche in ricerche troppo a lungo penalizzate dalla povertà di finanziamenti dovuta alla scarsa redditività commerciale di questo tipo di ricerche.

Oggi però è chiaro a tutti quanto siano devastanti le conseguenze economiche e sociali di un virus fuori controllo e che nessun virus può essere più considerato un’emergenza circoscritta. Anzi, va sempre ritenuto una minaccia potenzialmente planetaria.